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Questo  articolo apre la serie dedicata al ciclo produttivo della maglia in lana Carla B. in occasione dell’arrivo presso i nostri rivenditori della collezione autunno/inverno.

Il primo episodio è dedicato al lavaggio industriale. La domanda sorge spontanea: perché iniziare proprio da questa fase? Per vedere quali sono le differenze tra il lavaggio fatto alla fine del processo di filatura e quello di casa, trattato nell’articolo precedente .

Motivi  e scelte del tipo del lavaggio

l motivo per cui è necessario lavare la lana industrialmente risiede nella modalità in cui è trattato il filo. Perché il filo di lana possa essere inserito  nelle macchine da tessitura ovvero telai e rettilinee è necessario che sia paraffinato e trattato con oli in modo da renderlo maggiormente compatto e più facile da lavorare. Il quantitativo e la tipologia di oli utilizzati dipende dal tipo di lana che ci si trova a lavorare in produzione, in particolare più “pelosa” è più è necessario trattarla.

Una volta che il tessuto o il capo finito (sia il tessuto test, che il campione, che il capo definitivo passano necessariamente per il lavaggio, uno degli step necessari per verificare la buona riuscita e la qualità del prodotto) sono pronti , ecco che avviene la fase di lavaggio per riportare il filato alle sue condizioni originali.

Per poter capire che tipo di lavaggio è necessario programmare bisogna innanzitutto fare delle considerazioni:

  1. La tipologia di lana (merino, cashmere ecc)
  2. La finezza del filato(ad esempio 8, 15, 21 millimetri ecc)

Entrambe queste informazioni sono utili per capire quanto pesante è stato il trattamento del filo.

  1. Tinta unita, multicolore e/o con fantasie in rilievo come la lavorazione jacquard

Il lavaggio

A questo punto la lavatrice industriale viene programmata per lavare il particolare tipo di tessuto. Il lavaggio è differenziato in base alle specifiche (indicate sopra), inoltre sono utilizzati detersivi mirati (sgrassanti e /o ammorbidente) già miscelati in base al programma scelto,  grazie ad un sistema di pompe automatico già collegato a questa, e il peso del carico. Vediamole più da vicino:

  1. In base al tipo di lana, il ciclo si differenzia:  i capi maggiormente trattati avranno cicli che prevedono maggiori giri del cestello e l’utilizzo di detersivi più sgrassanti. Inoltre, la qualità della lana determina a quanti bagni sarà sottoposto il capo, ad esempio il cashmere è una qualità di lana che deve essere sgrassata e in seguito sottoposta ad un secondo lavaggio con ammorbidente per tornare ad avere la sua caratteristica morbidezza.
  2. La finezza del filato definisce la durata del lavaggio. Ad esempio, un capo di finezza maggiore avrà un lavaggio più lungo, rispetto ad un filato più voluminoso e pesante.
  3. Un tessuto tinta unita risulta meno delicato rispetto ad uno fantasia, in quanto non si pone il problema della dispersione del colore (attenzione: solo se il filato di lana è di buona qualità non stinge!). Per questa ragione i capi multicolore necessitano dell’aggiunta di un detersivo antidisperdente durante il lavaggio. Per quanto riguarda, invece, la temperatura, se il tessuto ha più colori o presenta delle fantasie (come il jacquard) questa è di circa 30°C, mentre per le tinte unite la temperatura può salire fino ai 38°C.

Alla fine del lavaggio è necessario procedere con l’asciugatura. Anche in questo caso la durata e la temperatura si differenziano in base alla qualità di lana. Si può avere un’asciugatura lunga e a temperatura bassa per la lana, in quanto in questo modo il filato torna ad essere più “peloso”, in altri casi, come per il cashmere, l’asciugatura deve avvenire a temperatura alta (70°C) ma essere molto breve per non rischiare di rovinarlo.

 

Per scoprire di più sulle fasi produttive del nostro maglione di lana, stay tuned!